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Giachi: «Quel che possiamo fare il 25 maggio non è poco»

Ecco il nuovo editoriale di Cristina Giachi:

«Venti è un bel numero tondo. Sono i giorni che mancano alle elezioni e dopo avervi scritto il perché ci sono anch’io, voglio condividere con voi un sogno, una paura, una speranza e un’azione.
Non lo so voi ma io sono combattuta tra le cose che mi fanno ben sperare e la paura che il ‘canaio’ intorno abbia la meglio. Mi capita di chiedermi come sarebbe oggi Firenze se Matteo Renzi non avesse imposto alla politica, quella vera, di uscire allo scoperto, di farsi vedere in pubblico; se non avesse azzardato la scommessa,  se non si fosse battuto per vincerla e se non avesse continuato ad alzare  l’asticella nell’interesse delle tante cose che resta urgente affrontare. Con quali argomenti e quale forza ci opporremmo alla demagogia, al ‘sono tutti uguali’, al  ‘è tutto un schifo’?
Fosse anche soltanto per questo, non possiamo scordarlo: abbiamo vinto il primo tempo di questa battaglia.
Negli ultimi cinque anni la musica è cambiata: abbiamo rovesciato il modo di guardare e il modo di provvedere. Abbiamo battuto sul tempo un degrado e uno stallo che parevano cronici. Le cose hanno cominciato a cambiare. Non è la stessa cosa: Firenze non è la città che abbiamo ereditato e non è ancora la città che vogliamo che sia. Per questo dobbiamo ancora lavorare. E tanto.
Oggi voglio approfittare della vostra attenzione per ricordare, ricordarmi e ricordarci che, sì, il 25 Maggio mi farà molto piacere se voterete perché quella differenza continui a dare il meglio di sé; se scriverete accanto al vostro voto al PD il mio nome, se lo farete e lo consiglierete ai vostri cari, ai vostri amici, ma non basta. Voglio approfittare per dire che in quello stesso giorno, in quello stesso seggio si voterà per eleggere il nuovo parlamento europeo e non può essere che quella battaglia non entri da protagonista nel nostro modo di essere.
Fateci caso, è su quel terreno che si corre il rischio maggiore. E’ su quel terreno che si manifesta  e si concentra la rabbia demagogica e populista. L’Europa deve trovare la forza che le consenta di evolversi verso un sistema di Stati federati uniti e responsabili. La tecnica e il rigore devono lasciare il posto alla politica e al coraggio. Cose di cui Firenze e l’Italia sono un esempio forte e ragionevole.
Quindi vi chiedo il voto per me, per Firenze, per Dario Nardella, per il Partito Democratico, per l’Europa. Davvero ora: tutto e tutto insieme.
Grazie.
Parliamone, scrivetemi, criticatemi se necessario, la vostra opinione mi è cara. La vostra opinione è utile a tutti».

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