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All’aula bunker ricordato il magistrato Gabriele Chelazzi

E’ il pm che individuò e fece condannare mandanti ed esecutori delle stragi ’93-’94.

Tra il 27 maggio e il 28 luglio 1993 l’Italia pianse dieci innocenti, decine di feriti e danni irreparabili al patrimonio artistico. A 21 anni di distanza le oscure ragioni di quella strategia terroristica, che oltre Firenze colpì Roma e Milano, sono state quasi del tutto individuate: gli uomini che azionarono le autobombe in nome e per conto della mafia siciliana, e chissà per quali altri mandanti, volevano costringere lo Stato a far marcia indietro sul ‘carcere duro’ per i boss mafiosi e sulla legge sui pentiti.
Oggi, a 11 anni dalla scomparsa, Firenze ricorda Gabriele Chelazzi, il pubblico ministero che ha coordinato le indagini sulle autobombe del
’93-’94: l’attentato a Maurizio Costanzo (a Roma), la strage di via dei Georgofili a Firenze e quelle di via Palestro a Milano e le due di
Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro, oltre al fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma del 23 gennaio 1994 e
quello al pentito Salvatore Contorno nell’aprile di quello stesso anno.
L’occasione è stata l’iniziativa organizzata, questo pomeriggio all’aula bunker di Santa Verdiana, dall’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. All’incontro, ‘Educare alla legalità le nuove generazioni’, presieduto da Enrico Ognibene, presidente del Tribunale di Firenze, erano presenti Caterina Romagnoli Chelazzi, moglie del magistrato, l’assessora all’educazione e alla legalità Cristina Giachi, il procuratore nazionale antimafia.
Franco Roberti, il procuratore generale Tindari Baglione, il procuratore di Firenze Giuliano Giambartolomei; Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, entrambi sostituti procuratori della procura generale di Firenze, l’avvocato Danilo Ammannato, avvocato di parte civile nel processo per le stragi e Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili.
Premiato Paolo Badii, presidente dell’associazione Lance B. «Oggi ricordiamo Gabriele Chelazzi, il suo lavoro e il modo magistrale con il quale lo ha svolto – ha sottolineato nel suo saluto l’assessora Giachi – e con lui facciamo  memoria di tutti coloro che negli attentati hanno perso la vita. In loro nome questo magistrato condusse indagini particolarmente difficili con ancora maggiore passione».

«Per onorare il suo lavoro – ha concluso – dobbiamo fare bene la nostra parte, qualunque sia il nostro compito».
Grazie al lavoro di questo investigatore scrupoloso e a quello dei colleghi Piero Luigi Vigna, Francesco Fleury, Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, boss e gregari di Cosa Nostra sono stati condannati definitivamente quali mandanti ed esecutori di quella stagione di terrore. Tra questi i capi della mafia siciliana condannati dalla corte d’assise di Firenze: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano, Matteo Messina Denaro. Il processo si aprì a Firenze il 12 novembre 1996 e si è chiuso in Cassazione il 6 maggio 2002: un ‘record’ nell’Italia delle stragi impunite.
Negli ultimi anni Gabriele Chelazzi era entrato a far parte della direzione nazionale antimafia ed era stato distaccato nel capoluogo
toscano per seguire ulteriori indagini sulle stragi mafiose: i cosiddetti ‘mandanti a volto coperto’ come li definì l’allora procuratore di Firenze Vigna. Quattro le inchieste aperte su questo fronte ma tutte archiviate nel corso degli anni. I magistrati della procura hanno riaperto il fascicolo dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza (killer di don Puglisi a Palermo e condannato per le stragi del ’93 dalla corte d’assise di Firenze).
A soli 59 anni Chelazzi è morto per infarto, a Roma, nella notte fra il 16 e il 17 aprile 2003. È stato insignito del Fiorino d’Oro del Comune di Firenze.

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