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Presentato il programma 2020 della compagnia teatrale ‘Chille de la Balanza’

Presentato, stamani a San Salvi, l’edizione 2020 del progetto triennale ‘Abitare i confini’ di ‘Chille de la Balanza’, la compagnia diretta da Claudio Ascoli. Presente la vicesindaca Cristina Giachi. Sono cinque gli appuntamenti di maggior rilievo da febbraio a maggio: “Il teatro dei Chille”, “Spacciamo Culture”, “Parole alate Ecrits bruts”, “StaMe Stage Memory” e “Storie Interdette”.
I Chille vivono il 2020 all’indomani di un anno dei record con oltre 30mila presenze nel 2019, lanciando una nuova parola d’ordine che accompagnerà le attività della più antica ‘residenza culturale’ in Toscana nel suo 22° anno di vita: “Ho fatto il guaio? riparerò! La natura è là dove insieme vivremo”. Questa frase prende spunto, per la prima parte, dal titolo originario di una celebre commedia giovanile di Eduardo, ”Uomo e galantuomo”, messa in scena nel 1924. I Chille se ne sono riappropriati “per affrontare con un amaro sorriso il tema dell’ormai evidente distruzione sia dell’ambiente che del rapporto tra le persone, entrambi da riparare sorridendoanche grazie al teatro”.
Primo appuntamento, da domani a sabato 15 febbraio, alle ore 21, con “Napule ‘70”, la cui prima assoluta avverrà poi al prestigioso Napoli Italia Teatro Festival agli inizi di giugno. “Napule ‘70” è uno spettacolo di e con Claudio Ascoli, con la partecipazione di Sissi Abbondanza.
Nelle settimane successive altre tre produzioni: il 21 e 22 febbraio “Siete venuti a trovarmi?”, monologo sulla solitudine di un internato sansalvino di e con Matteo Pecorini, il 28 e 29 febbraio gli straordinari “Dialoghi di profughi”, dall’omonimo testo di Bertolt Brecht: in scena Matteo Pecorini e Rosario Terrone, con Claudio Ascoli a giocare il ruolo del commediografo tedesco. Gran finale, poi in occasione della Giornata della donna, con “Casa di bambole” di e con Sissi Abbondanza, repliche il 7 e l’8 marzo: una donna nella sua casa (nido e prigione) alla fine di una festa e in attesa l’indomani dell’arrivo del suo uomo, scopre un’altra se stessa (reale o immaginaria?) con cui dialogare. “Casa di bambole” è una riflessione sull’incapacità di rapportarsi nel reale che spinge verso dialoghi isolati, creando mondi in cui si finisce con il parlare in un infinito, crudele soliloquio.