Seminare memoria per estirpare razzismo, violenza e odio. Il progetto delle ‘Pietre d’inciampo si arricchisce di un nuovo capitolo: le pagine web sulla rete civica del Comune: https://cultura.comune.fi.it/pietre-inciampo
A presentarle, questa mattina in Palazzo Vecchio, la vicesindaca e assessora alla toponomastica Cristina Giachi, l’assessore alla cultura della Comunità Ebraica di Firenze Laura Forti, Ugo Caffaz ed i rappresentanti di Aned.
A Firenze il progetto, voluto dalla Comunità Ebraica di Firenze e dal Comune, ha preso il via dopo l’approvazione dell’apposita delibera, presentata dall’allora assessore alla toponomastica Andrea Vannucci, il 9 aprile dello scorso anno. Le ‘Stolpersteine’ riportano il nome di una vittima della Shoa e vengono posizionate nei luoghi che questi toccò nella sua vita. Fu l’artista tedesco Gunter Demning, nel 1992, a posare i primi blocchetti che ricordano non solo ebrei ma anche zingari, omosessuali e dissidenti vittime del nazismo. Negli anni sono diventate più di 70mila in circa 2mila città europee. A Firenze sono già state installate 24 Pietre d’Inciampo, altre 53 lo saranno nei prossimi mesi.
“Abbiamo deciso di documentare tutto il materiale a disposizione e di mappare la presenza delle pietre d’inciampo in città – ha spiegato la vicesindaca Giachi – il bellissimo progetto comunale che abbiamo presentato stamani si innesta su quello più ampio realizzato con la Comunità Ebraica di Firenze e voluto soprattutto, da Daniela Misul, che proprio ieri abbiamo ricordato ad un anno dalla sua scomparsa. Già dalla prime pose abbiamo cominciato a raccogliere memoria e documentazione ci divida con noi dai familiari d discendenti delle vittime di deportazione. Un materiale prezioso che non poteva andare disperso”. “Per questo – ha aggiunto – ho chiesto ai nostri uffici di pensare ad un progetto comunicativo che raccogliesse questo materiale, che lo archiviasse e lo custodisse, rendendolo disponibile digitalmente. Così sono nate le pagine del sito del comune, un archivio che crescerà col tempo: quando poseremo nuove pietre e avremo nuove storie da raccontare. Si tratta di pagine che illuminano tanti aspetti del nostro essere cittadini di Firenze e tengono viva la memoria più intima delle storie personali che hanno incrociato la storia della deportazione, inciampando nella sua violenza. Noi inciamperemo nella memoria”.
IL PROGETTO
Le Pietre d’Inciampo nascono da un progetto dell’artista berlinese Gunter Demnig, a memoria diffusa di tutte le vittime della deportazione nei campi di concentramento nazisti. Il nome originario, in tedesco, è Stolpersteine, un sostantivo composto dal verbo Stolpern e dalla parola Steine: il primo ha il doppio significato di “inciampare” e “attivare la memoria”, la seconda equivale a pietra. Di qui le traduzioni in italiano di Pietre d’Inciampo o Pietre della Memoria.
Le prime installazioni risalgono al 1995 e intendono restituire visibilità alle vittime attraverso la memoria di ogni singolo deportato: piccole targhe di ottone della dimensione di un sampietrino (10 cm x 10 cm) vengono poste in opera nella zona prospiciente l’abitazione della vittima e su cui sono incisi i dati identificativi, quali nome e cognome, data di nascita, luogo di deportazione e data di morte, a volere ridare dignità a chi era considerato soltanto un numero.
Demnig prepara ogni singola pietra e la interra personalmente, su richiesta principalmente delle famiglie delle vittime, che forniscono anche i dati biografici essenziali; l’autorizzazione alla posa è invece fornita dalle amministrazioni comunali, che si incaricano di tutelarne la permanenza.
La peculiarità del progetto è che si tratta di un monumento diffuso, in quanto le oltre 61.000 targhe depositate nel tessuto urbanistico e sociale di quasi 2.000 città europee. Grazie principalmente al coinvolgimento delle scuole, il progetto è anche partecipato. Studenti ed insegnanti, coordinati dagli istituti di storia o dagli archivi storici delle città, si impegnano a svolgere un lavoro di ricerca sui deportati a cui verranno dedicati i sampietrini ed elaborano una restituzione del loro lavoro attraverso pubblicazioni, performance artistiche, mostre etc.
ORIGINI E SIGNIFICATO
Il progetto è mosso da ragioni etiche, storiche e politiche e si incardina sulla ricerca e sulla testimonianza dell’esistenza dei cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste.
Gli Stolpersteine hanno lo scopo di far inciampare in senso figurato le riflessioni dei passanti, cittadini o turisti, spingendoli a ricordare il motivo per il quale i sampietrini si trovano in quel preciso luogo, in un tempo non troppo remoto, teatro di stravolgimento della vita di milioni di persone.
La loro caratteristica distintiva è la discrezione di un monumento privo di verticalità e addirittura interrato: necessita della distanza ravvicinata per essere notato e osservato, non si impone e riesce comunque a catturare l’attenzione del passante e a invitarlo alla riflessione, intrecciando memoria pubblica e privata, passato e presente, individuo e collettività.
È un monumento integrato nel tessuto urbano della città, in quanto le tessere sono collocate nel luogo in cui abitava, o venne catturata, la vittima dello sterminio, e quindi diffuso sul territorio, capillare e non definito temporalmente (nel senso che non è possibile sapere quanto ci vorrà per collocare tanti sampietrini quanti sono stati i deportati).
Molti sono i casi in cui le installazioni riguardano gruppi di pietre: l’ordine con cui vengono posate è evocativo dei rapporti familiari che legavano le persone in vita. Così una pietra tra due, è probabile che alluda a un bambino tenuto per mano dai genitori posti a lato.
Infine, le persone ricordate dalle Pietre d’Inciampo sono tutti i deportati per motivi razziali, politici, militari, i rom, gli omosessuali, i testimoni di Geova.